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Eco-Design



13.02.2011
Acqua ed Eco-Design



In questi giorni umidi e con pioggia riflettevo sull'acqua e la sua utilità, così ho pensato di cercare un po' di idee interessanti e al riguardo ho trovato vari progetti ed idee eco-sostenibili.L'acqua, si sa, è un elemento vitale insostituibile, molti ricercatori stanno lavorando a vari progetti per conservare, purificare o riciclare l'acqua.

Partiamo da idee su piccola scala, come il purificatore di acqua C-Water del designer Chao Gao che utilizza una tecnica di filtrazione dell'acqua mediante evaporazione e condensazione, utilizzando i raggi solari.
C-Water è un oggetto sottile fornito di serbatoio, si può far galleggiare sull'acqua del mare, dove ad un'estremità entra l'acqua la quale, evaporando con il calore del sole, crea gocce di condensa che vengono raccolte dalla sezione a fisarmonica, che a sua volta fa scendere l'acqua nella sezione apposita. Può essere anche compattato ad altri C-Water per ottenere un serbatoio più grande.


Un'idea semplice che ha vinto il secondo premio all'IIDA, l'Incheon International Design Awards 2010, organizzato ad Incheon nella Corea del Sud, praticamente potrebbe diventare un kit di sopravvivenza per viaggiatori.






Ma parliamo di dispositivi di purificazione dell'acqua su vasta scala.
Bisogna dire che un aspetto molto importante da considerare quando si parla di acqua, è quello dei paesi sottosviluppati, dove vi è un'attenta ricerca da parte di studiosi e designer volta a trovare una maniera per fornire acqua.

Savior Bud dei designer Kim Hyo e Seol Ah Sun, è un sistema di raccolta dell'acqua e purificazione della stessa dalle foglie degli alberi.

Presentato al Seoul Design Fair 2010 è stato pensato specialmente per l'Africa, dove l'acqua che vi si trova non è utilizzabile.



Savior Bud si attacca alle estremità dei rami degli alberi e ne chiude le foglie come una pinza, diventando una sorta di mini serra. Le foglie devono essere di tipo largo, l'umidità rilasciata da queste in 4 ore riempirà una tazza d'acqua, basta girare come un rubinetto la parte inferiore del dispositivo per far scendere l'acqua.




Un altro sistema è Rain Drops del designer Evan Gant, che raccoglie e purifica l'acqua piovana.
Nei paesi sottosviluppati è di estrema importanza avere acqua pulita a disposizione, perchè lavarsi le mani in quei paesi può ridurre il tasso di mortalità, che deriva molto spesso da malattie trasmesse per acqua infetta.
Rain Drops, raccoglie l'acqua piovana dalla grondaia del tetto con semplici bottiglie in plastica (PET), un sistema semplice ma ingegnoso. Le bottiglie vengono attaccate a dei beccucci in plastica che sono collegati alle grondaie, così l'acqua scende direttamente nelle bottiglie.
E da qui inizia la purificazione, perchè l'acqua trovandosi nelle bottiglie di plastica è sottoposta al processo SODIS (solar water disinfection), cioè viene disinfettata dai microorganismi patogeni grazie al calore e ai raggi UV del sole.



Il metodo SODIS, rispetto ad altri metodi di purificazione dell'acqua, è quello che presenta numerosi vantaggi, sia dal punto di vista economico dato il bassissimo costo, quasi nullo, sia dal punto di vista della manutenzione non necessaria, è estremamente facile da utilizzare, non dipende da macchinari, ed è utile in zone isolate.

Rain Drops è stata l'idea vincitrice del concorso Design for Poverty





Poi abbiamo IARA, un sistema di approviggionamento di acqua potabile, ideato dallo studio Baita Design, che raccoglie e purifica l'acqua piovana rendendola potabile, utilizzando il sistema di evaporazione.

Praticamente raccoglie l'acqua sporca in cinque bottiglie esterne, e per evaporazione e condensazione depura l'acqua che viene immessa poi nella bottiglia centrale.

Adottando foglie larghe come quelle di banano, si può avere maggior raccolta di acqua piovana.


Iara può essere anche trasportabile come un trolley, comodo per spostarsi a grandi distanze.




E concludo con una simpatica performance sul riciclaggio delle bottiglie in PET che Stuart Haygarth ha realizzato per Design Miami 2007.
Si tratta di "Drop", un lampadario realizzato con basi di bottiglie di plastica di acqua raccolte nell'aereoporto di Stansted a Londra; in tutto circa 1800 bottiglie.
L'artista ha voluto sottolineare l'aspetto del riciclaggio, creando un'opera fatta di centinaia di bottiglie vuote di plastica che lasciamo ovunque, e fa notare che le bottiglie di plastica sono ormai "littering" (elementi di imbrattamento) dei nostri paesaggi.
Per realizzare il Drop Chandelier, Haygarth ha tagliato le basi di moltissime bottiglie, per poi metterle in un contenitore per cemento contenente sabbia ed acqua e tramite un processo ha ottenuto una plastica sabbiata, con effetto di vetro smerigliato.


La realizzazione è stata una performance esibita in diverse mostre, con la partecipazione del pubblico che ha contribuito a lasciare la propria bottiglia di plastica vuota











23.10.2010
Un Design Biodegradabile




Un Design Biodegradabile? Sì, ovvero oggetti che decomponendosi possono tranquillamente essere assorbiti dall'ecosistema.
Un oggetto è biodegradabile se esistono batteri che possono attaccarlo, stimolando il processo di decomposizione ed estraendo da esso gli enzimi necessari allo scopo.
Attualmente si sta cercando sempre più di sostituire la plastica con materiali biodegradabili.
Ecco alcuni esempi di designer che si stanno proponendo in questo ambito.







Questi recipienti insoliti sono stati creati dalla designer olandese Geke Wouters, che ha avuto l'idea di utilizzare delle verdure essiccate per realizzare piatti, ciotole e bicchieri.
Le verdure una volta essiccate sono pressate per essere convertite in strati sottili che la designer modellerà creando vari oggetti.
Essendo puramente naturali hanno però l'inconveniente di deteriorarsi, non per questo però non si possono utilizzare al posto di tanti piatti e bicchieri di carta non riciclabili.





Le Borse Kusha dell'azienda Kanazu Sen-i sono state realizzate con materiali vegetali, e quindi completamente biodegradabili, come fibre di mais e fili di cotone naturale. Possono essere stropicciate ed accartocciate per essere riposte anche in armadi con poco spazio.




Il set "Aperitivo Bio" di Pandora design è stato creato con Mater-Bi, un composto ricavato dal mais.
Completamente biodegradabile, e con una realizzazione artigianale, il set è composto da 4 bicchieri Sunglass, forchettine Moscardino, piattini Tapas e stuzzicadenti 2Spin.
I designer Daniel Fintzi, Matteo Ragni e Giulio Iacchetti ne sono stati gli ideatori nell'ambito dell'iniziativa che Yooxygen ha indetto nel 2009 durante l'Earth Day.






Persino i cellulari possono essere biodegradabili, ci ha pensato la Samsung, con "Reclam", realizzato con bio-plastiche e materiali riciclati, ottenuti dai polimeri del mais.
Anche il packaging è biodegradabile, fatto con cartone riciclato ed inchiostri a base di soia.





Originali e biodegradabili sono anche questi piatti e stoviglie del designer giapponese Nobuhiko Arika, del tutto commestibili perché fatti con un impasto di biscotti. Un'idea appetibile con un solo inconveniente, il fatto che non si possono utilizzare con zuppe e brodi caldi.





Il set da party della designer Wasara, è un set elegante e leggero che può sostituire i classici piatti di plastica. Realizzati in polpa di canna da zucchero e bambù sono assolutamente biodegradabili.



Ed infine il cestino di carta Fabriano. Un concetto semplicissimo ma efficace, il cestino di carta contiene anche la carta da buttar via. In questa maniera il cestino diventa un saccheto da gettar via, riciclandolo con la carta stessa al suo interno.



Sono in tanti i designer che negli ultimi anni stanno proponendo sempre più oggetti fatti con materiali biodegradabili, e sempre più si stanno studiando gli scarti di fibre vegetali per ridurre l'impatto dell'inquinamento sull'ecosistema e sostituire i materiali classici con materiali eco-friendly.
Tutto ciò ha un solo svantaggio: i prezzi di produzione. La maggior parte di questi oggetti ha per il momento un costo notevole, ci auguriamo quindi una maggiore sensibilizzazione da parte delle aziende per la produzione di queste materie prime







14.09.2010
Un laboratorio di Design Naturale.




Nato per valorizzare le materie prime del Vietnam, in questi ultimi anni gli studenti dell'IUAV, l'università di architettura di Venezia, hanno realizzato un laboratorio di progettazione sperimentale con il nome di SUDesign.



Il progetto consisteva nel realizzare oggetti di design con materiali naturali del luogo, e così sono stati realizzati più di 100 oggetti, portafrutta, tavoli, portaposate, borse, sgabelli, portaombrelli, sedute, etc. in legno, juta, fogliame, e vari tipi di materiali naturali.

In questa fase di sperimentazione sono stati lavorati il bambù ed altri materiali vegetali per produrre, con l'aiuto degli artigiani di Xuân Lai Gia Bình nel nord del Vietnam, oggetti unici con materie prime del luogo, valorizzando così la produzione artigianale locale.

Ma SUDesign non è l'unico progetto che L'IUAV, sta realizzando; SUDesign è all'interno di un grande programma di sensibilizzazione verso i paesi più poveri. L'Università IUAV di Venezia, in collaborazione con l'Università degli Studi di S. Marino, si sta muovendo a favore dello sviluppo di questi paesi.Tra i vari progetti abbiamo: H2o da bere, una ricerca per la depurazione e il trasporto dell’acqua nei paesi del sud del mondo, e Riplastica, la valorizzazione del materiale rigenerato.

Con questi programmi si cerca quindi di sfruttare la capacità del design di impiegare qualsiasi tipo di materia prima a vantaggio di realtà sfavorite.






24.07.2010
L'Eco-Design entra in cucina.



Capsule che ospitano energia per la cucina e piante aromatiche, piani di lavoro autosufficienti: i designer si stanno occupando di rendere le nostre cucine degli spazi che si alimentano con energia ecologica e che diventino delle zone che interagiscono con i nostri bisogni quotidiani.


Stillebacher e Dejaco in Austria hanno creato Loop, una capsula che interagisce con la cucina. I due designer descrivono con questo slogan: "Nutrire la mia cucina - La mia cucina mi nutre" una scocca bianca dal design morbido che alloggerà piante aromatiche, un angolo relax, e produrrà energia per i vostri elettrodomestici e la vostra cucina.


Loop, infatti, è stato studiato per sfruttare un sistema di riciclo; voi la dovete "nutrire" perchè si alimenta di rifiuti organici della vostra cucina che, passando in un processore all’interno della scocca, dove si decompongono, vengono poi trasformati in biogas che servirà a "nutrire" voi, in quanto vi permetterà di cucinare; un’altra parte del biogas invece verrà trasformata in energia elettrica che potrà alimentare i vostri elettrodomestici. Praticamente Loop potrà essere una sorta di centrale energetica per la vostra cucina.


Loop inoltre è disegnato in modo da poter alloggiare e far crescere un mini-orto nella vostra cucina; potrete avere a disposizione ortaggi e piante aromatiche, ed un lavello dove l’acqua potrà essere riutilizzata per innaffiare le vostre piante...


Inoltre questa capsula ergonomica alloggia una seduta che viene riscaldata attraverso una membrana, e d’inverno potete sdraiarvi e rilassarvi in questo angolo di relax per godervi un po’ di sano calore.



Un' altra cucina che sfrutta un sistema di riciclo è la Ekokook dello studio francese Faltazi.


Ekokook è una cucina pensata come autosufficiente, fornita di dispositivi a risparmio energetico, è organizzata in vari compartimenti dove vengono differenziati i vari rifiuti e riciclati. Su ogni pannello vi è un disegno del tipo di materiale che dovrà essere riciclato; la carta viene distrutta e resa compatta in piccoli mattoni, l'acqua per lavare i piatti viene filtrata e riutilizzata per innaffiare le piante del giardino, il vetro viene raccolto nel compartimento inferiore, un altro settore serve alla conservazione delle verdure fresche, i rifiuti organici, invece, vengono decomposti in concime dagli stessi animaletti che nascono dagli scarti.



Inoltre Ekokook è dotata di un frigorifero che è fornito di vari compartimenti a tenuta stagna, i quali ottimizzano l'efficienza energetica dell'elettrodomestico.
Ekokook è un nuovo concept eco-compatibile, un modo di concepire diversamente la cucina che, invece di accumulare i rifiuti, li scarta e li riutilizza.





Flow2 dello studio Gorm è in grado di creare un proprio ciclo di vita continua: è costituito da vari sistemi, come lo scolapiatti che ricicla l'acqua, un raffreddatore al posto del frigorifero che riesce a conservare i cibi che non hanno bisogno di temperature molto fredde, contenitori di terracotta che servono a conservare gli alimenti freschi ed asciutti, una compostiera dove i rifiuti organici vengono trasformati e resi concime. Flow2 è praticamente una cucina ecologica ed al tempo stesso molto pratica, occupa poco spazio e rappresenta una maniera diversa di pensare al riciclo.



Infine possiamo dire che l'ecologia sta entrando a far parte del nostro quotidiano, anche un semplice "cucinare" può diventare una maniera per collaborare con la natura, sempre più si stanno immaginando e creando spazi efficienti ed al tempo stesso eco-compatibili, un modo innovativo per poter vivere meglio.







09.07.2010
Sempre meno spazio in casa, sempre più voglia di verde.



Ormai è un dato di fatto, abbiamo sempre meno spazio in casa, e meno spazio all'esterno; giardini e terrazze cominciano a diventare un lusso per pochi, e gli amanti del verde e della natura come possono avere un piccolo ritaglio di verde personale?
Molti designer stanno risolvendo la questione con giardini e orti da realizzare in casa, ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le tasche. Crearsi un piccolo spazio verde in casa sta diventando l'hobby preferito di molte persone, ed i designer si stanno sbizzarrendo nel creare orti verticali, orti trasportabili, capsule destinate al verde, giardini in buste di cartone...



Alcune soluzioni sono rispettose dell'ambiente e dell'ecosistema e propongono nuovi modi di riciclo, come ad esempio l'orto verticale Urb-Garden, creato dal designer australiano Xavier Calluaud, dotato di cestelli dove collocare le verdure e gli ortaggi, e con un sistema autosufficiente di irrigazione interno.
Urb-Garden interagisce con la nostra cucina, infatti è dotato di un bidone per rifiuti organici, dove gli scarti della nostra cucina si traformano in fertilizzante per le verdure, un sistema a goccia provvede poi ad alimentare le piante: una soluzione ottima per il riciclo ed innovativa per avere sempre a disposizione le verdure fresche in casa.


Un altro prototipo interessante è VeggiePatch, un orto modulabile che riduce le emissioni di CO2, progettato dalla studentessa Joanna Szczepanska, quest'orto è autosufficiente, utilizza composti organici per il nutrimento e si autoirriga.
VeggiePatch è realizzato con materiali di risulta, cartone, carta di banana e copertoni di auto; la sua flessibilità lo rende adattabile a qualsiasi superficie, un'idea utile ed eco-sostenibile sia per avere a disposizione verdure fresche sul proprio balcone di casa, sia per realizzare orti urbani.






Se invece preferite una piantina da portare con voi, c'è la lightpot dello Studio Shulab un vaso che, aprendosi, può alloggiare piante aromatiche, ed in alto è fornito di una luce LED che aiuta le piantine a crescere, praticamente un mini-orto da mettere ovunque in casa.




Le designer scandinave Hoikkala e Sipilä invece hanno pensato a kiikku una scala in legno dotata di vasi in porcellana al posto dei pioli, i vasi bianchi o neri si possono riempire con fiori e piante, e sistemare poi sulla scala che può essere appoggiata contro una parete, Kiikku può essere utilizzata sia all'interno che all'esterno della casa, un'altra maniera simpatica di avere un giardino a portata di mano.




Infine si può creare un mini-orto o giardino anche in verticale, realizzando delle pareti verdi...



oppure averlo in pochissimo spazio, come nella busta di cartone Garden in a bag dove all'interno si trova tutto il necessario per far crescere la propria pianta. Insomma, in tempi in cui manca spazio, possiamo avere lo stesso un piccolo ritaglio di verde personale con il quale poter interagire...











30.06.2010
Oggetti da buttare via? No, ci sono i Droog che ne fanno "Design"




Townhouse è la prima casa totalmente arredata con i pezzi di Droog Design, un gruppo fondato da Renny Ramakers e Gijs Bakker ad Amsterdam, negli anni '90.
Droog, oggi diventato un simbolo del Design, ha riunito nei vari anni progettisti e disegnatori di tutto il mondo, riutilizzando gli oggetti quotidiani, trasformandoli in opere uniche.



Ispirandosi nell'osservare materiali, arredi ed accessori quotidiani che dovevano essere buttati o reciclati, questi designer hanno creato e creano le loro opere sbizzarrendosi con idee concettuali, i loro pezzi diventati simboli di un "Conceptual Design", vengono oggi esposti in molti musei del mondo, come nel museo di Utrecht.


Questo gruppo che negli anni '90 divenne famoso per riutilizzare oggetti in generale, adesso ripropone di nuovo la riutilizzazione degli stessi, e di materiali di scarto e rifiuti, ma in un'ottica diversa, in un periodo di crisi economica vuole sottilineare l'importanza che il Design attribuisce nel reinventare pezzi comuni, come lampadine, bottiglie, vecchie cassettiere, etc. dandogli una nuova immagine, una nuova funzione e come fa notare, anche questo è Design.




Quando Ramakers nel 1992 mostrò all'esposizione nei Paesi Bassi, alcuni mobili montati da alcuni designer olandesi, con materiali di scarto ed oggetti trovati, vendette così poco che non riuscì neanche a coprire le spese.
Oggi Droog il cui significato è un po' ironico, sta per "asciutto, secco, incisivo", è diventato un'icona del Design internazionale, i loro pezzi esposti in musei, gallerie ed outlet di tutto il mondo vengono apprezzati sempre più, in tempi favorevoli al riciclo ed al Design vissuto e riveduto.








16.06.2010
Dai detriti dell'uragano Katrina, nasce la sedia Wabi Sabi.



Una proposta del designer Bannavis Andrew Sribyatta del PIE studio, la "Wabi Sabi" chair, che è stata realizzata con i detriti lasciati dal devastante uragano Katrina, è un unico blocco realizzato con i resti naturali raccolti dopo il passaggio dell'uragano; fogliame, radici, semi, trucioli di legno.
Il nome "Wabi Sabi" non è stato scelto a caso, è un nome d'ispirazione orientale. La parola indica una sensazione simile alla malinconia, alla tristezza, ecco perchè il designer ha pensato di adottare questa parola per la sua opera, come espressione di quello che l'uragano ha lasciato.



La Wabi Sabi è una seduta sperimentale che lascia un messaggio: la sua forma e bellezza passano in secondo piano. La seduta esprime il modo di attuare del PIE studio, che lavora con una certa sensibilità vari materiali di scarto cercando ispirazione in alcune forme naturali, ad esempio nelle foglie di palma, nelle radici, proponendo dei pezzi unici, simbolici e ricchi di significato.
Mi auguro che i designer in generale riescano sempre più a sensibilizzarsi verso la natura, solo in questa maniera potremmo davvero creare un dialogo con quello che ci circonda.




Alcuni lavori del designer Sribyatta si trovano nelle collezioni permanenti del Cooper Hewitt di New York e il National Building Museum di Washington.







30.05.2010
Un arredo con materiali da riciclo...






Oggi stavo dando un’occhiata a vari mobili realizzati con materiali di riciclo, ed ho trovato questa giovane designer norvegese, Amy Hunting, che ha creato la collezione Patchwork, raccogliendo pezzi di risulta di legno nelle fabbriche danesi, lavorandoli e ricavandone questi mobili originali.
Attualmente vive in Londra, ed oltre ad essere una designer, é anche una nota illustratrice in tal modo coniugando l’arte dell’illustrazione ai disegni dei suoi mobili.
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27.05.2010
Ciotole dai tronchi d'albero...



Oggi mi sono imbattuta in queste bellissime ciotole naturali di diversi colori, LogBowls , fatte con tronco d'albero, e poi verniciate all'interno con pittura acrilica, trovo fantastica l'idea di poter riutilizzare dei tronchi per farne dei recipienti, approfittando degli alberi caduti o abbattuti per calamitá naturali, un modo originale per reciclare...













12.04.2010
Arredi complici della natura.








Chi non ha mai sognato di vivere in una casa arredata con materiali naturali, e con un design semplice e complice della natura stessa?
A questo ha pensato il designer sudafricano Laurie Owen, creando arredi suggestivi in case sudafricane, utilizzando materiali del posto con colori e toni neutri, il risultato?
È quello che vedete in queste foto...








08.04.2010
Illuminare, mimetizzandosi nella natura...






Rispettose della natura e nate per confondersi in essa, le "Invisible Streetlight" -Lampioni Invisibili-, del designer coreano Jongoh Lee, sono delle luci che si innestano ai rami degli alberi. Queste foglie luminose creano atmosfere suggestive, con un impatto minimo per la natura sia dal punto di vista del design, sia per l'utilizzo di LED come fonte luminosa.
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