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domenica 31 luglio 2011

Architetture Aliene

Perchè "Architetture Aliene"?
Perchè ultimamente vedo sempre più architetture difficili da identificare, sembrano venute da chissà quali mondi sconosciuti, ed invece escono dalla mano di qualche architetto inventivo ed estroso.
A prima vista sembrano delle belle opere scultoree però, analizzandole, mi rendo conto che non rispettano molti parametri dell'architettura.
Certo qualcuno può osservare che se alla creatività mettiamo delle regole, l'architettura muore.
Questo è vero, però credo che progettare senza pensare ad un minimo di contesto, di fruibilità, di spazio adatto a quel tipo di struttura, preoccupandosi solo di estetica, inevitabilmente farà nascere degli ingegni macchinosi ed estrosi, come queste architetture che vi mostrerò.
In questo post però mi piacerebbe avere anche delle vostre opinioni, su cosa ne pensate di queste nuove architetture, definite da me "Aliene".

Generalmente sono considerate futuristiche, hanno un loro fascino strutturale ed estetico, utilizzano materiali nuovi, nascono da sperimentazioni di programmi al computer, tutto ciò è molto stimolante ed interessante, ma quanto davvero possono essere chiamate architetture, e rispettano i codici lasciati dai padri dell'architettura?
L'immagine in basso, che mi ha fatto riflettere e spinto a scrivere questo post, è tratta dal libro "Design Futures" del designer Bradley Quinn.




Un esempio di queste architetture è "Terreform One", dello studio Archinode, progettato dall'urbanista Mitchell Joachim.
Sembrano delle meduse aliene che gallegiano, ma sono come dirigibili per passeggeri, con sedili che distano a pochi cm. dal suolo, mantenuti da una sorta di tentacoli.


L'urbanista sostiene che i "Soft Blimp Bumper Bus", possono migliorare l'efficienza del traffico di un 30%, e sono eco-compatibili.
Pensati per la NY futura, sono una visione della viabilità molto diversa da quella che conosciamo oggi. L'urbanista non ha creato solo questi bus-meduse, ma un vero e proprio modello di città futuristico per NY.





La Bionic Tower, dello studio LAVA Laboratory for Visionary Architecture, è una torre organica, con una struttura particolare.
Sembra rivestita della pelle di qualche rettile alieno, ed invece è basata su architettura parametrica (ne abbiamo già visto qualche esempio in questo mio precedente post), e la facciata è automatizzata per quel che riguarda il sistema di ventilazione, l'accesso solare, e la raccolta delle acque.
Costruita con nuovi materiali che sono capaci di reagire agli agenti esterni, come temperatura, pressione, umidità, inquinamento e radiazione solare, la Bionic Tower è una sfida verso il futuro.







Sembrano automi bionici applicati ad un edificio antico, in realtà sono gli Eco-Pods, di Höweler+Yoon Architecture e Squared Design.
Sono delle capsule modulari da applicare ad edifici abbandonati che contengono microalghe, le quali sono capaci di assorbire anidride carbonica trasformandola in ossigeno, per ridurre l'inquinamento.
Le capsule vengono spostate da bracci meccanici che prendono energia dalle stesse alghe.
Secondo gli architetti risolverebbe due problemi; il degrado urbano e l'inquinamento.





Una città anfibia?
Ci ha pensato l' architetto belga Vincent Callebaut, che si è divertito a progettare Lilypad, una sorta di isola futuristica autosostenibile.
In un'epoca dove si analizza il futuro delle città preoccupandosi dell'aumento del livello del mare che sarà provocato dallo scioglimento dei ghiacciai per surriscaldamento globale, l'architetto ha pensato a queste città gallegianti autosufficienti.
La forma si ispira ad una ninfea, dalla quale prende il nome.
Lilypad, inoltre, ha zero emissioni di carbonio, utilizzando energie rinnovabili come quella solare, la termica, la fotovoltaica, l'idraulica, l'eolica, e dispone anche di una stazione di energia delle maree, di energia osmotica, di biomassa e fitodepurazione.
L'ecopolis anfibia viaggia sulle acque, inseguendo gli oceani ed adattandosi alle stagioni.










Ed infine chiudo il post con un'altra medusa, però con un occhio che sovrasta il tutto.
Chiamato Blob la piovra, dei Future Systems, ha vinto nel 2007 il concorso per la Czech National Library.
L'edificio non ha angoli e si modella adagiandosi sul terreno, i cechi si dicono soddisfatti del design perchè Praga desidera architetture futuriste.
Aspetti importanti come l'illuminazione naturale sono stati messi in primo piano dagli architetti, i quali sono riusciti ad averla durante il 70% delle ore di apertura della biblioteca.






Blob, è un progetto rimasto su carta per colpa di continue controversie e mancanza di finanziamenti.
E rimarrà solo un caro ricordo del progettista Jan Kaplický.

Courtesy Photo

venerdì 8 luglio 2011

Un Design con Tessuto

L'altro giorno fantasticavo sul tessuto e cercavo oggetti originali di design, ho trovato alcune cose particolari.

Come "Flame", e "Clit", della designer Alexandra Tsoukala, che ho scelto per voi. Sono in tessuto morbido, e fanno parte della sua collezione di lampade.





O la lampada "Industry", del design Jonas Wagell, una lampada con diffusore in nylon, struttura pieghevole in alluminio e paralume di tessuto imbottito.
Il designer ne ha fatto vari versioni in colori differenti.





Oltre alle lampade ho trovato dei vasi come "Fabric Vase" di Italia Indipendent, vasi in tessuto termonastrato.
Il termonastrato è un nuovo tipo di tessuto che viene utilizzato nell'abbigliamento per sport acquatici e di montagna, quindi resistente all'acqua e, lavorandolo, accoppiandolo ad una membrana, crea una sua propria struttura pieghevole.




Oppure i vasi "V20" di Change, laboratorio di design. Fabbricati anch'essi con un tessuto resistente all'acqua, sono parte di una collezione unica, alla quale hanno collaborato vari artisti di tutto il mondo.
Il tessuto che riveste i vasi è stato tagliato in pezzi e cucito per essere modellato direttamente, creando il vaso.


Oltre ad oggetti, vi sono anche dei pannelli murali in tessuto per l'arredamento di interni.
Dello studio londinese Anne Kyyrö Quinn, sono in vari tipi di tessuto, e si ispirano a texture naturali e organiche.


Infine abbiamo un tessuto unico, utilizzato per farne oggetti di design: "Indruk", un filato ricavato dai fogli di giornale, creato dallo studio olandese della designer Greetje van Tiem per la Design Academy di Eindhoven in Olanda.

La carta da giornale, trasformata in filato, diventa molto resistente, e lo studio ha pensato di lavorarla per crearne tappeti, sedute, tende ed altro.
Nei tappeti soprattutto il filato diventa una vera struttura resistente perchè viene tessuto incrociando i vari fili.

Con una sola pagina di giornale, la designer riesce ad ottenere 20 metri di filo.


E vi lascio con una frase della designer:
"Today’s news, tomorrow’s textile"
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