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sabato 20 novembre 2010

Un mondo di Codici a Barre | || |||| |

Siamo in un mondo di Codici a Barre, i Bar Code, l'idea nacque da Norman Joseph Woodland nel 1948, per soddisfare l'esigenza del suo datore di lavoro che voleva automatizzare le operazioni di cassa. I primi esperimenti utilizzarono un codice Morse, disposto in senso verticale, che fu poi sostituito dai codici a barre ovali. Nel tempo ci si accorse che le barre ovali creavano sbavature in stampa, così Woodland nel 1973 presso l'IBM sviluppó dei codici a barre lineari, gli"UPC" (Universal Product Code).
I codici attulamente più utilizzati sono l' EAN (European Article Number) ed il Farmacode o codice 32.

Dopo anni di codici a barre semplici, oggi alcuni studi di grafica come lo studio Design Barcode Team, di Tokyo, ha inventato Bar Code Revolution, nuovi modelli di codici a barre. Questi designer usciti dalla solita routine dei rettangoli con barre, hanno creato dei nuovi codici a barre, più fantasiosi, mantenendo sempre le bande nere strette e larghe codificate da numeri, ma riuscendo a modellarle per creare vari disegni.
Premiati con il Good Design Award nel campo del Design della Comunicazione, il Design Barcode Team, ha modificato il concetto del semplice codice a barre; esso non rimane così più solo un semplice codice che il laser deve leggere, ma diventa un simbolo per il prodotto o per il packaging, una maniera divertente per poter aggiungere pubblicità al prodotto.

Seguendo il loro esempio mi son divertita a creare un codice a barre per il logo del blog.

Attualmente molti designer si stanno sbizzarrendo con i codici a barre creando oggetti o prodotti commestibili. È il caso di "Chocode", un cioccolatino ideato dal Food Designer Paolo Barichella con la collaborazione del pasticcere Pierpalo Magni. Si tratta di una tavoletta di cioccolato la cui confezione di carta ha come disegno il codice a barre, che praticamente diventa un motivo estetico e funzionale per il packaging del cioccolatino.



Un altro originale oggetto è questo porta CD del designer Marián Laššák, costituito da bande di un codice a barre, dove si possono inserire i CD ad altezze differenti.



Barcode Chandelier di Mobilet design Studio, è un lampadario che si ispira al codice a barre. Tagliato al laser, è in acrilico trasparente e nero.



I radiatori Zavar richiamano anche loro il motivo dei codici a barre. Realizzati in acciaio, hanno varie bande piatte con diversi spessori. Sicuramente un radiatore originale che si appresta ad essere inserito in ambienti moderni e creativi.




Beep Mug, del design irlandese Colin O'Dowd, è una tazza dove il codice a barre diventa motivo di disegno estetico della tazza stessa quindi, oltre ad essere funzionalmente comodo, è anche una maniera diversa di concepire il codice a barre.


Ritroviamo il codice a barre anche sui cristalli per i box doccia. Del designer Antonio Lupi è Ornè Barcode, un disegno eseguito con decoro Duroglass su cristalli trasparenti.




Insomma un invasione di codici a barre che, oltre a svolgere la loro funzione, stanno diventando sempre più un motivo estetico per molti prodotti, a volte diventando il packaging stesso dell'oggetto.

Ed infine, perchè no, anche nella natura possiamo ritrovare i codici a barre. I designer dello studio Art Lebedev si sono divertiti a riprodurli in questi poster, buona visione!






venerdì 5 novembre 2010

Biomimetica in Architettura e Design



Cos'è un'architettura o un design Biomimetico?
È uno studio che ispirandosi alla natura, sperimenta digitalmente, estrapolando da essa parametri biologici e biomeccanici, nuove forme, che verranno poi riprodotte nella realtà con modelli costruibili, tutto ciò per migliorare le tecnologie umane attuali.
La Biomimetica si riferisce alla natura come Modello Misura e Guida, e ne studia e svela i misteri finora nascosti a noi per mancanza di strumenti adeguati.

Sperimentare la biomeccanica e la biologia della natura significa ottenere nuovi modelli di materiali, adatti a scopi unici, questi modelli vengono generati da software che controllano la forma che si sta ottenendo.
Le prime ricerche biomimetiche sono state effettuate negli anni '90, dal Centre for Biomimetics dell'Università di Reading in Inghilterra ed il Centre for Biomimetics and Natural Technologies (CBNT) dell'Università di Bath; da lì si mossero i primi passi verso una ricerca ed una sperimentazione che ha ricavato dalla natura ispirazioni adatte a formulare nuove strutture. Staccandosi dalla pura e semplice imitazione della natura, la Biomimetica è andata oltre, studiandone la genetica ed i suoi codici, cercando di simularne gli aspetti meccanici e biologici.
La natura nell'arco dei millenni ha saputo selezionare ciò che era più durevole ed efficiente, ha selezionato forme, tessuti, sostanze e materie che sempre più si comportano davanti ai nostri occhi come misteri da esplorare.
Applicare e studiare oggi la Biomimetica in architettura significa vederla evolvere, potrebbe essere una nuova svolta per l'architettura, l'esplorazione di forme finora sconosciute.

Ecco alcuni esempi di design e di architetture Biomimetiche.

Matsys nato nel 2004, è uno studio di design dove sperimentano nuovi tipi di materiali e texture nell'ambito della Biomimetica, come ad esempio alcune strutture realizzate con aggregazioni di cellule-moduli a forma di esagono, a nido d'ape, che vengono classificate come geometrie Voronoi.



Questa ricerca, svolta presso l'Architectural Association (AA) di Londra, sviluppa il sistema a nido d'ape che si adatta a varie esigenze spaziali.
Realizzate in gesso e tessuti elastici, queste strutture si prestano ad essere modellate a piacimento. Con l'aiuto di un software si inseriscono i dati fisici necessari a sviluppare la struttura, il software crea una nube di punti che poi vengono tradotti nelle cellule tridimensionali





C-Wall è un'altra struttura di aggregazione a nido d'ape studiata da Matsys nel 2006, sperimentando come nell'altra struttura le geometrie Voronoi, che qui sono utilizzate per tradurre e materializzare dati provenienti da simulazioni di particelle e dai dati dei punti base. Questi verranno trasformati in cellule tridimensionali, poi dispiegate in fogli bidimensionali e tagliate con tecnologia CNC, per poi essere riassemblata in dimensioni maggiori.


Studio di diagramma per C-Wall


Un altra ricerca da Matsys è stata effettuata con P-Wall, realizzato con gesso e materiali elastici, per studiarne l'effetto acustico e quello visivo. Qui i punti base generati dal software hanno delimitato la posizione dei tasselli che delimitano l'elasticità delle cassaforme, in queste è stato colato il gesso, che si espande sotto il peso del liquido stesso, e così vengono create una serie di pannelli, dove il liquido colato si espande e prende la propria forma.
Nella realizzazione finale si notano le ombre prodotte dal muro che sono la scala dei grigi che il software aveva realizzato.





Lo studio HOK collabora con Biomimicry Guild, un'organizzazione fondata da biologi che aiuta architetti ed ingegneri a risolvere le problematiche che incontrano nelle strutture, avvicinandoli alla Biomimetica; in questo momento è l'unico gruppo che si dedica a ciò.
Hanno studiato insieme un progetto per la futura città di Atlanta, studiando una sorta di pelle per questi edifici, cellule che si comportano come foglie, assorbendo CO2, acqua ed energia solare, per produrre ossigeno e raccogliere l'acqua per la rete idrica cittadina.




Insomma l'architettura in un futuro potrebbe sempre più assecondare la natura e mimetizzarsi con essa, imitandone parametri fisici e biologici.
Anche se siamo solo all'inizio di un nuovo modo di fare architettura, possiamo ritenerci soddisfatti di saper di poter raggiungere traguardi unici finora inesplorati.
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