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sabato 10 novembre 2018

Interiorisme en BCN_l'Interior design a Barcellona

Mi ritrovo di nuovo qui, in Spagna, a vivere e a ricominciare.
Da dove? Dai progetti di interni, gli "Interni Catalani", nei quali vivo, e per i quali ho lavorato diversi anni, in ristrutturazioni di palazzi antichi, interni dove ho potuto apprezzare l'interessante l'utilizzo dei materiali e delle tecniche tradizionali legati a questa terra, che si sperimentano giorno dopo giorno.
Materiali semplici, come il legno, un cult nelle ristrutturazioni spagnole, che spesso viene accostato ad un altro materiale, come acciaio, o metallo, o cemento, solitamente verniciato in bianco, un accostamento che potrebbe far venire in mente l'architettura nordica, quella alla maniera di Alvar Aalto, per intenderci.
E le piastrelle, quelle in pavimentazione, rimesse in luce, cementine antiche che vengono ripulite e risistemate, sono le piastrelle originali denominate "mosaic hidràulic", che donano agli ambienti eleganza conservando i disegni Liberty del "Modernismo".
Ho cercato qui in Catalunya le fabbriche di cementine, e ne ho trovate alcune che realizzano queste piastrelle alla vecchia maniera.





Come la pavimentazione, anche il solaio di copertura viene di solito mantenuto nelle ristrutturazioni. Basta alzare lo sguardo verso il solaio per rendersi conto delle antiche volte catalane, le "bovedillas", che quasi sempre, in una ristrutturazione, vengono lasciate a vista.
Il sistema costruttivo è chiamato "entrebigat" (tra travi), sono voltine in laterizio fine che si appoggiano sulle travi in legno.

Ed ho trovato un gruppo di ricerca e rucupero sugli antichi materiali e tecniche tradizionali catalane, il gruppo Greta. Interessante è il loro sperimentare le antiche tecniche, riproducendole con studenti.


photo: © Greta - Grup de Recuperació i Estudi de la Tradició Arquitectònica

Vi mostro di seguito alcuni progetti di alcuni studi, che ritengo interessanti per farvi notare quest'utilizzo di materiali e tecniche nella ristrutturazione di interni catalani.

La seguente è una ristrutturazione di un appartamento di un edificio del 1930 nell' Eixample di Barcellona, in Provença 371, si tratta di un appartamento di 70mq.
Lo studio EO Arquitectura ha dovuto inizialmente riportare l'appartamento al suo aspetto originale, intervento non facile a causa dello stato precario di conservazione in cui versava l'edificio: strati di materiali differenti si erano accumulati con il tempo; installazioni negli anni avevano invaso gli spazi, che nel frattempo erano stati ulteriormente suddivisi.

photo: ©Adrià Goula


photo: ©Adrià Goula

Gli architetti hanno subito rimesso in sesto i pavimenti originali e le volte catalane che, in questo caso, sono state ridipinte in bianco.
Una volta definiti gli elementi antichi come prioritari, è stato organizzato lo spazio utilizzando mobilio in legno realizzato su misura con un disegno semplice, creando un volume con pannelli scorrevoli di legno, come un modulo, dove è stata sistemata la camera da letto, uno spazio nello spazio per creare movimento nell'appartamento.


photo: ©Adrià Goula
Arquitectos: EO Arquitectura
Photos: ©Adrià Goula

Scheda tecnica:
Localizzazione: Provença 371_Eixample, Barcellona, Spagna. Committente: Juanjo y Magda Architetto: Adrian Elizalde. Architetto collaboratore: Clara Ocaña. Area: 70mq
Fine lavori: 2014.
Fotografía:
Adrià Goula



Vi mostro ora un progetto finalista del premio FAD 2015 di "interiorismo" (arredamento di interni) di Pepe Ramos in collaborazione con Miquel Mariné, una ristrutturazione effettuata in Barcellona nel Poble-Sec.
Il locale in passato era stato un'antica polleria, poi un garage, con un'altezza di 4 metri e con un patio-giardino alle spalle. Durante la ristrutturazione sono stati subito messi in luce gli elementi originali della struttura, come le colonne in ferro, le travi in legno, i muri in laterizio ed i due grandi portoni in legno di ingresso.
Approfittando soprattutto dell'altezza del locale, tutti i mobili sono stati disegnati su misura.
Si è data grande importanza alla luce naturale proveniente dal patio e dai portoni di ingresso.

photo: ©José Hevia

photo: ©José Hevia

photo: ©José Hevia


Arquitectos: Pepe Ramos y Miquel Mariné
Photos: ©José Hevia

Scheda tecnica:
Localizzazione: Poble Sec, Barcellona. Spagna.
Committente: Lena Wiget-Joe Littenberg.
Architetti: Miquel Mariné, Pepe Ramos Temiño.
Architetto Tecnico: Albert Brufau
Fine lavori: 2014.
Fotografía: José Hevia



Questa è una ristrutturazione integrale dello studio M2arquitectura, realizzata nell'Ensanche in Barcellona nel 2013.
"Reforma integral de piso pasante del ensanche de Barcelona".
Lo studio realizza in questa ristrutturazione una netta seprazione tra zona giorno e zona notte, con una zona intermedia dove installa un mobile di color grigio che serve da contenitore, attraversando l'appartamento, organizzando così anche gli spazi per la cucina, per gli armadi ripostiglio, etc.
La divisione degli ambienti si nota anche nella pavimentazione, parquet e gres con disegni geometrici in colore grigio e azzurro.


photo:©Gerard García Vilarrasa

Nella zona superiore, a contatto con il tetto originale, lo studio realizza un cassone solo centrale che segue la direzione del mobile contenitore sottostante, accogliendo i diversi impianti, elettrici e di limatizzazione, in maniera tale da lasciare il resto del solaio con travi a vista.



photo: ©Gerard García Vilarrasa

photo: ©Gerard García Vilarrasa


Arquitectos: M2arquitectura
Photos: ©Gerard García Vilarrasa

Scheda tecnica:
Localizzazione: Barcellona, Spagna.
Architetti:
M2arquitectura
Area: 85.0 m2
Fine lavori: 2013.
Fotografía: Gerard García Vilarrasa




E non poteva mancare una ristrutturazione realizzata dallo studio EMBT Miralles-Tagliabue, dove ho avuto modo anni fa di collaborare come architetto in alcuni progetti.
Questa è una ristrutturazione di 9 appartamenti in un edificio nel Barrio Gótico in Barcellona, in modalità low cost.
L'edificio ha subìto molte trasformazioni nel tempo, e presenta molte stratificazioni.



photo: ©Marcela Grassi


Lo studio ha subito individuato e ritrovato gli elementi originali per riportarli alla luce, come gli affreschi degli inizi del XX secolo, le voltine in laterizio del solaio con travi in legno, la pavimentazione con le maioliche antiche, gli archi gotici e la malta di calce antica.
Una base di elementi  costruttivi originali dal quale lo studio è partito per il progetto di ristrutturazione, approfittando della conservazione dei materiali antichi, lo studio ha proposto così una ristrutturazione low cost, spendendo solo per l'arredo realizzato in legno ed elementi divisori.

Gli affreschi sono stati lasciati a vista in parte, realizzando fasce verticali, creando un effetto unico, tra il nuovo e l'antico.
Alcuni mobili sono stati trovati nell'edificio e recuperati per essere poi inseriti nell'arredamento.
Per dare più luce agli spazi interni, sono stati rimossi molti tramezzi e sostituiti da pareti leggere, con struttura in legno di pino e policarbonato per far passare la luce.

photo: ©Marcela Grassi


 photo: ©Marcela Grassi

photo: ©Marcela Grassi

Arquitectos: EMBT
Photos: ©Marcela Grassi
Scheda tecnica:
Localizzazione: Barrio Gótico, Barcellona, Spagna.
Committente: Lena Wiget-Joe Littenberg.
Architetti: Benedetta Tagliabue-Miralles EMBT
Direttore progetto e direttore lavori: Salvador Gilabert
Area: 1.872 m2
Fine lavori: 2012.
Fotografía:
Marcela Grassi




E vi lascio qualche link, per chi è interessato ad approfondire il tema dei mosaics hidràulic.

Ho trovato un libro L'art del Mosaic Hidràulic a Catalunya scritto da Jordi Griset.








 History of the main mosaic factories in Spain.










The Mosaics of Barcelona


Un altro link su cos'è un El mosaic del meu barri
 

martedì 28 febbraio 2017

White in the city...White in Milan

In questi giorni mi è arrivato un invito a partecipare come "Blogger Friend" per "White in the city", l'evento nell'evento della "Milano Design Week", un'invito a parlare del colore bianco per quest'evento.
Bianco, il colore dell'essenzialismo, e, per me, il colore di fondo che esalta tutti gli altri colori.
Il bianco da sempre nell'antichità ha avuto importanza, veniva visto come colore della luce, colore che simboleggiava la divinità, la purezza, l'ideale della perfezione.
Sia in architettura che in scultura, il bianco esprimeva in modalità monocroma la perfezione, il Canova infatti lo adottò per le sue statue neoclassiche.
Il bianco è un colore che amplifica lo spazio, è stato spesso associato al purismo, al colore del razionalismo, il bianco definisce volumi eterei e astratti.


Un colore che viene definito non-colore, nonostante racchiuda in sè tutti i colori dello spettro visibile. Bianco è il colore scelto per Milano con White in the city.


Un itinerario che racconterà il Bianco nelle sue mille sfaccettature cromatiche e simboliche, tra arte e design, dal piccolo al grande oggetto.
Una sfida lanciata dai suoi ideatori, Giulio Cappellini e Claudio Balestri di Oikos.


Sono cinque le location che sono state scelte nel noto quartiere di Brera, che verranno allestite per le mostre:
Accademia di Belle Arti di Brera, dove verranno esposti prototipi di opere, attraverso i quali gli studenti dell'Accademia daranno una loro visione del “Futuro Bianco”, simbolo materiale e immateriale del ben-essere, una ricerca innovativa sul tema del bianco, un'esposizione nei corridoi tra i gessi del Canova e le volte dell'ex collegio dei Gesuiti.
Pinacoteca di Brera, dove sarà presentato il tema "White Architecture", nel cortile d'onore saranno realizzate due installazioni architettoniche speculari da Giulio Cappellini, che "riprenderanno in chiave inedita e contemporanea la forte presenza dell'edificio stesso".  La Pinacoteca ospiterà Stefano Boeri Architetti, David Chipperfield Architects, Studio Libeskind, Aires Mateus Associados, Studio Marco Piva, Patricia Urquiola, Zaha Hadid Architects.
Palazzo Cusani, dove sarà allestita la mostra "White on White", "il bianco inteso come essenzialità, come idealizzazione, come esplorazione dei volumi attraverso le ombre." Un'esperienza da raccontare. Al Piano Nobile, sarà allestita un'altra mostra "White Icons", curata da Giulio Cappellini, una mostra che, come descrive il curatore, "vuole raccontare con un allestimento semplice ma suggestivo i principali prodotti e materiali che sono diventati punti di riferimento e si sono caratterizzati dall'uso del colore bianco." 
Palazzo Cusani inoltre ospiterà gli architetti 5+1AA Alfonso Femia-Gianluca Peluffo, Alberto Apostoli, Studio Asia, Caberlon Caroppi Italian Touch Architects, Raffaella Laezza Underarchitecture, Studio Mamo, Jasper Morrison, Studio Rotella, Studio Svetti.
Ex chiesa di San Carpoforo, dove il bianco sarà rappresentato con un' installazione, il "Bianco Oikos", "una grande parete che con tasselli di diverse dimensioni racconterà in un gioco di trame e sfumature l'enorme offerta di bianco Oikos Colore del Benessere."
Alcuni tra i più giovani e promettenti designer realizzeranno alcuni arredi utilizzando le diverse finiture Oikos ed i materiali di aziende con forte caratteristica di sostenibilità.
Class editori Space, uno spazio dedicato a giovani designer internazionali, che rappresenteranno con la mostra "White Young"  la scelta del bianco nella sostenibilità.
Un insolito giardino e un loft nel centro di Milano che faranno da cornice alle realizzazioni di questi designer, un luogo di incontro e di dialogo, dove giovani designer e aziende possono vivere momenti di interazione e scambio di idee.


Un percorso tra queste 5 location, alla ricerca del Bianco come colore e sensazione.
"White in the city"- Milano Design Week dal 4 al 9 aprile 2017.


autore del post: arch. Susy Di Monaco
febbraio 2017 © copyright "Architettura Take Away"


Credits: redazione "White in the city"
Main sponsor: Oikos 
Art Director: Giulio Cappellini curatore






martedì 31 gennaio 2017

Children and Architecture

Architettura e bambini; affronto i due temi insieme, perchè molte volte mi è sorta spontanea la domanda del "se sappiamo progettare" per loro. Trovandomi di fronte a scuole, parchi giochi, ospedali pediatrici e via dicendo, cercavo in queste architetture l'ergonomia, lo spazio, la funzione degli stessi, uniti all'aspetto ludico e creativo, ma nella maggior parte dei casi mi ritrovavo ad osservare esercizi creativi di estetica, dalle forme bizzarre che sembravano simulare i giochi del bambino, con poco studio dedicato all'importanza del rapporto tra spazi e struttura, oppure poca funzionalità, risultando una semplice dimostrazione di approccio verso i più piccoli. Non ne faccio un discorso solo sul come si può progettare, ma anche sul come poter dotare i locali pubblici di spazi adatti ai bambini, ad esempio entrando in un bar, spesso ci si rende conto che la struttura è sprovvista di sedie, poltroncine o sgabelli adatti ai più piccoli, e non ha neanche un'area per soddisfare le esigenze ludiche, aspetti che, credo, potrebbero risolversi semplicemente dedicando mobiliario ed aree adatte a questi piccoli ospiti. Qui in Europa, nei paesi nordici, ho notato un'attenzione maggiore, verso questo tipo di architettura nei luoghi pubblici, come supermercati, banche, o semplicemente edifici del comune, dove c'era una zona o un punto gioco dedicato ai bambini.
image: © Architettura Take Away

È mia intenzione però sottolineare anche altri punti che accompagnano il discorso progettuale; punti psicologici, pedagogici e comportamentali che riguardano il bambino; non è affatto facile reperire documenti, tabelle, nozioni e materiale sul come pensare e realizzare questo tipo di architettura, sarebbe, invece, interessante vederne uno studio congiunto e dettagliato sui molteplici aspetti che la riguardano. Aspetti che dovrebbero essere alla base di questa progettazione, ed ho provato ad evidenziarne alcuni  che trovo fondamentali.

o) La parola più istintiva che ci suscita un bambino è GIOCO, l'aspetto ludico.
Quindi cos'è il gioco? Da un punto di vista psicologico è fondamentale per un bambino, e qui entrano in gioco (scusate il gioco di parole) :) gli psicologi infantili.
Piaget, lo psicologo svizzero, considerò nei suoi studi il gioco una fase fondamentale per i primi due anni di vita del bambino, come stimolo alle sensazioni, allo sviluppo cognitivo e psico-motorio.

o) L'elemento LUCE, sia essa naturale che artificiale, ha un'importanza basilare: la luce naturale ad esempio è utile nella crescita del bambino; quando si pensa ad una struttura dove alloggerà un bambino, il progetto dovrà essere ben corredato di vetrate, lucernari, pozzi di luce e tutto quel che serve per far entrare luce naturale diretta e indiretta, distribuendo una corretta superficie di illuminazione in proporzione alle aree, considerando quindi il soleggiamento e studiando le ombre.

o) Il COLORE altro aspetto fondamentale per il bambino, tutto ciò che lo circonda ha colore, e stimola le percezioni visive. I colori, secondo alcuni studi di cromoterapia, devono essere adatti ai più piccoli, stimolando sensazioni diverse rispetto ai diversi spazi, alle età di crescita, e curiosità verso i materiali utilizzati.

o) La NATURA. Aspetto bellissimo nell'architettura, trovo che sia un punto cruciale il rapporto che ha con i bambini. Vedo nascere tanti agri-asilo, e trovo interessanti le sensazioni e le percezioni tattili e olfattive che possono sviluppare i piccoli a contatto con la natura, una full-immersion del bambino tra gioco, attività e natura. Infatti il pedagogista tedesco Fröbel fu l'ideatore dei kindergarten, quello che noi definiamo il Giardino d'infanzia, anche se il senso da lui pensato fu diverso: intendeva proprio una scuola-giardino. Per Fröbel il bambino era come una pianta, doveva crescere in spazi liberi e naturali, ed ideó il giardino diviso in tanti piccoli spazi dove ogni bambino aveva a disposizione il proprio orticello da poter gestire e così avere un rapporto individuale e diretto con la natura. Le maestre erano denominate "maestre giardiniere" e dovevano essere preparate da un punto di vista pedagogico e psicologico per assecondare gli stimoli e la spontaneità dei bambini.
Insomma, un esempio da seguire. Ho trovato interessante anche che negli ultimi anni in Ontario è stato redatto un manifesto, una carta dei diritti del bambino, un manifesto che descrive il rapporto che devono avere i bambini con gli spazi aperti e con la natura, vi riporto cosa dice il manifesto:
"I bambini hanno il diritto di esplorare e giocare all'aperto. Ricerche dimostrano che i bambini che passano regolarmente tempo a contatto con la natura sono più sani e felici." Ontario Children's Outdoor Charter.

o) Altro punto, l'ECOSOSTENIBILITÀ, bisogna pensare a progettare con materiali bioecologici, utilizzare pitture atossiche, pensare all'approvviggionamento di risorse energetiche, come sistemi fotovoltaici, il riutilizzo dell'acqua piovana, l'utilizzo di sistemi per il riciclo.
Il mondo ha bisogno di bioarchitettura e di sistemi di riciclo, ed abituare i bambini sin dall'infanzia ad un rispetto dell'ecosistema è importante.
Ho trovato una sorta di classifica di scuole green, che ogni anno si sfidano a diventare la prima scuola green dell'anno: il Global Coalition for Green Schools.



o) La SICUREZZA e l' ERGONOMIA, davvero sono tutti ergonomici i mobili per l'infanzia?
Il mobiliario così come gli oggetti devono essere esclusivamente adatti ai bambini, con materiali atossici, e con una scheda di sicurezza riguardo l'utilizzo.
E gli spazi? rispettano davvero la normativa, o le varie fasi di crescita del bambino? Così come non ci dovrebbero essere barriere architettoniche, tema che dovrebbe anche essere superfluo, ed invece assistiamo spesso ancora ad un'evidente mancanza in tante strutture.

o) Altro punto, il DESIGN, il design ed il rapporto che ha con i bambini. Bruno Munari ci ha dimostrato che si può fare. I bambini possono imparare giocando, ed essere stimolati a costruire oggetti quotidiani, secondo il metodo che l'artista Munari propose nei suoi laboratori didattici negli anni '70.

o) La visione e la PERCEZIONE degli spazi. Ci siamo mai posizionati ad altezza bambino per poter visualizzare il loro mondo? Cambiano i punti di vista prospettici rispetto a quello che vediamo noi, e cambia la percezione dello spazio. La Montessori ci raccontava che bisogna pensare ad una giusta proporzione, per creare una prospettiva visiva migliore. Quindi studiare il loro punto di vista prospettico è un buona idea in fase di progettazione. o) E la MUSICA, sì, la musica che piace tanto ai bambini. È molto utile negli ambienti per rilassarli o per stimolarli. La musica, come il ballo, è stata sempre fondamentale per la percezione della libertà del movimento. I bambini hanno bisogno di musica, di sentire i suoni, di divertirsi muovendo il loro corpo in funzione del ritmo.
E questi sono vari aspetti che, penso, dovrebbero fondersi in un'unica architettura destinata ai bambini, così come una fusione di caratteristiche che stimolano il bambino, lo divertono ed interagiscono con lui. Ho scelto alcuni esempi da mostrarvi.


In questo progetto, ho notato l'importanza dello spazio in relazione al gioco ed al rapporto che ha con la natura, così come l'illuminazione, che sono alcuni punti chiave principali.
Si tratta di un asilo a Tokio, pensato da due architetti giapponesi, marito e moglie, Takaharu e Yui Tezuka, che hanno realizzato nel 2007 questa struttura pensando ai bambini che possono relazionarsi come vogliono agli spazi, avendo piena libertà di movimento, ad esempio, salire sul tetto ed utilizzarlo come spazio gioco. Questi due architetti, sempre vicini al mondo dei bambini, e lasciandosi ispirare dai figli, hanno pensato l'asilo come un playground, "The playground lets kids run forever".

photo: © Koji Sasahara




Un elemento aggiunto al Fuji Kindergarten, è il “Ring Around a Tree”. Uno spazio per l'attesa dell'autobus e l'entrata alla scuola, un elemento architettonico semplice come la scala che avvolge un albero, un albero di 50 anni, la zelkova, diventata simbolo per la gente del posto, perchè è riuscita a mantenersi in piedi durante un tifone. Un albero che ricorda agli anziani di quando loro ci si arrampicavano per giocare, diventando così gioco con la natura e fruizione della stessa in uno spazio architettonico.






Altro progetto che trovo interessante, è la scuola a Guastalla a Reggio Emilia, progettata dallo studio Mario Cucinella Architects nel 2014, pensata per sostituire la vecchia struttura crollata per il sisma del 2012. Un asilo progettato per 120 bambini, dove i vari setti che la compongono e si susseguono danno forma ad una struttura sinuosa, utilizzando il legno come materiale primario, lasciando entrare tanta luce naturale, diventando un tutt'uno con lo spazio circostante. I bambini possono così sentirsi a loro agio con un rapporto tra interno ed esterno continuo.



In questa scuola sono stati presi in considerazioni molti dei punti che ho tracciato prima, come la scelta dei materiali, quali il legno, il rapporto fondamentale con la natura, la scelta dell'illuminazione naturale, la forma degli spazi interni dedicati alle varie aree di crescita, la scelta dei colori che stimolano le percezioni e le sensazioni dei bambini.

photo: © Fausto Franzosi


Particolare attenzione è stata dedicata anche all'ecosostenibilità, come l'utilizzo di sistemi per la raccolta di acqua piovana, l'isolamento termico, la collocazione di un impianto fotovoltaico sul tetto.


Paul Chevallier School progettata dallo studio francese Tectoniques, a Lyon in Francia, è un altro esempio di scuola che ha un forte rapporto con la natura, costruita su di un pendio boscoso del parco Brosset, sfruttando la morfologia del terreno, è stata progettata per integrarsi nel contesto naturale. Gli architetti hanno realizzato un tetto giardino con prato e fiori, che ricopre l'intera scuola,  sottolineando l'importanza che hanno voluto dare all'intero progetto. Oltre allo spazio verde del tetto, all'esterno sul lato meridionale la scuola è dotata anche di un orto, un grande cortile.

photo: © Renaud Araud 


La struttura è quasi tutta interamente in legno, lo studio Tect, da anni progetta edifici sostenibili, utilizzando come elemento primario il legno. In questa scuola gli spazi interni sono dei semplici moduli rettangolari per le aule, le zone dormitorio, la biblioteca e gli altri servizi, dotati tutti di grandi finestre per far entrare la luce e stimolare i bambini a guardare fuori, proprio verso lo spazio verde.
Questi moduli interni con la loro struttura regolare marcano la differenza con la irregolarità degli spazi esterni che definiscono parte del landscape.


La scuola inoltre è dotata di pannelli solari, di un sistema di riscaldamento a legna, e le finestre sono state studiate per sfruttare l'illuminazione naturale.


photo: © Renaud Araud


Altro progetto che ho notato è una biblioteca per bambini a Monterrey, in Messico, progettata nel 2013 dallo studio Anagrama convertendo un'ex acciaieria in biblioteca e centro culturale.
Qui c'è un discorso di recupero industriale, un approccio per i più piccoli verso ciò che è antico, dismesso, stimolando quindi la percezione che possono avere i bambini nel vedere il contrasto tra i materiali nuovi con colori vivaci e la vecchia struttura della biblioteca dai toni neutri.
La nuova piattaforma asimmetrica simula la topografia del territorio montagnoso di Monterrey.



photo: © Caroga


Un'altro esempio di libreria è a Njoro, la Children’s Library in Tanzania, progettata da Patricia Erimescu.
Bisognava costruire una libreria per 408 bambini, alle pendici del monte Kilimanjaro, in una zona isolata, senza energia, una sfida per tanti bambini che hanno bisogno di leggere, non avendo libri a casa.
Una libreria alla quale gli stessi bambini hanno dato il loro contribuito lavorativo nella realizzazione, seguendo le indicazioni di Patricia Erimescu in collaborazione con la ONG di istruzione.
La libreria è stata costruita secondo la tradizione Masai, pensando soprattutto ai materiali in relazione al clima caldo, i muri sono stati costruiti in maniera tale da permettere la ventilazione, con spazi-interstizi di areazione tra i mattoni, e la pendenza del tetto, con l'ombra generata dagli alberi piantati lungo il perimetro, crea un passaggio di aria fresca.

photo: © Patricia Erimescu

photo: © Patricia Erimescu

 
 photo: © Patricia Erimescu



"Children’s Home of the Future" è un centro sociale di accoglienza per bambini emarginati, a Kerteminde in Danimarca, progettato dallo studio danese CEBRA.
Un edificio interpretato come "casa" cercando di ricreare un aspetto di vita quotidiano familiare per questi bambini emarginati.

photo: © Mikkel Gelo


Il progetto ha ripreso forme semplici e basilari di una semplice casa, così come la vedono e disegnano i bambini, ad esempio la classica forma rettangolare con un tetto triangolare, e partendo da questa ispirazione se ne è fatto un progetto, il loro progetto.




E poi ci sono piccoli progetti come questo, progetti speciali per persone che hanno un deficit dell'ormone della crescita e sono alti come i bambini. È un teatro, il Little Ant Shadow Play Theatre, costruito in Qianmen, a Pechino, realizzato gratuitamente dallo studio URBANUS , dalla progettazione ai materiali utilizzati che provengono da donazioni o riciclo.

 photo: © URBANUS


Un progetto entusiasmante, dove la troupe composta da burattinai di ombre, aiuta questo "piccolo popolo" nella ricerca della loro autostima, raccontando e mettendo in scena antiche storie cinesi.

photo: © URBANUS



E vi lascio con questa frase:
Impariamo a progettare per i bambini.
autore del post: arch. Susy Di Monaco
Gennaio 2017 © copyright "Architettura Take Away"
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